3 febbraio 2008

Per le strade dell’isola d'Elba


pedalando fra cielo e mare

di Paolo Maggi (Coopinforma ottobre 2003)
Ogni stagione è quella buona per pedalare sospesi fra cielo e mare sulle strade dell’isola d’Elba. Meglio comunque evitare i periodi superaffollati della vacanza a tutti i costi per non subire le angherie e gli olezzi del traffico motorizzato e godersi al meglio il verde, l’azzurro e tutto l’arcobaleno di colori e lo scibile di profumi che l’isola offre, generosamente, in ogni mese dell’anno. Conosciuta fino ad un non lontano passato per le sue miniere, l’Elba, chiamata dai liguri “Ilva”, dai greci “Aethalia”, è stata dapprima ligure e poi greca, etrusca e per secoli romana. Nel medio evo dei pisani e quindi degli Appiani e custodisce ancora tante testimonianze lasciate dai Medici, dagli Spagnoli e dal breve regno napoleonico. A circa dieci chilometri dal continente la maggiore delle isole dell’Arcipelago toscano, terza in grandezza fra quelle italiane, si raggiunge in meno di un’ora di traghetto da Piombino e offre un’infinità di proposte turistico-alberghiere. Messa a “puntino” la bicicletta, mountain bike o city bike e scelta la compagnia adatta, non resta che pedalare e lasciarsi conquistare da questo vero e proprio paradiso del cicloturista. Scenari mozzafiato, scogliere scoscese, lunghe lingue di sabbia o piccole baie, borghi ricchi di storia, porti e porticcioli immersi in una natura ora incontaminata, ora ferita dal lavoro dell’uomo per trarne minerali e metalli, accompagnano il ciclista lungo una rete di strade che attraversano l’isola in lungo e largo e che svelano oltre 150 chilometri di costa e che, non a caso, la leggenda narra essere una delle gemme che caddero dal diadema di Venere, nelle onde del mare. Il nostro itinerario, diviso in due tappe, si snoda per oltre 120 chilometri, adatti a “tutte le gambe”, purché minimamente allenate a pedalare. La prima tappa parte da Portoferraio, passa per Marina di Campo e raggiunge Capoliveri. Circa 74 chilometri, dominati dalla dura ma breve fatica per salire a Poggio e Marciana.La seconda tappa da Capoliveri ritorna a Portoferraio passando dalle pendici del Monte Calamita, “dove le navi andavano a cozzare sul promontorio roccioso, perché attratte dal minerale magnetico”, come narra un’antica leggenda. 57 chilometri alla scoperta dei siti minerari più importanti dell’isola, punteggiato da paesi, ville, santuari, baie e porticcioli di rara bellezza e da una sgambata sui pedali per scavalcare il Volterraio, la più alta sentinella dell’isola.
Portoferraio – Marina di Campo – Capoliveri (74 chilometri)
Da Piombino traghettiamo fino a Portoferraio, il centro principale dell’Elba, così chiamato perché dal suo porto salpavano le navi cariche di ferro. E’ un borgo circondato da mura cinquecentesche, dominato dal Forte Stella e dal Forte Falcone dove Napoleone trascorse il suo esilio prima dei “cento giorni” e proprio per ricordare l’arrivo dell’Imperatore francese, ogni anno, il 4 di maggio , nell’isola prende il via il “Maggio napoleonico. Da Portoferraio, sede del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, imbocchiamo la strada in direzione di Marciana Marina. Arrivati al bivio di Carpani (3 Km), si svolta a destra e passiamo in prossimità dell’abitato di Biodola (7 Km), superando un piccolo colle (136 m), da dove si gode tutta la bellezza del golfo che racchiude le spiagge di Biodola e Scaglieri. Raggiungiamo l’abitato di Procchio (6 Km) e sempre pedalando sulla provinciale litoranea si raggiunge a Marciana Marina (7 Km). All’altezza dei campi da tennis della cittadina si attraversa un ponte che porta in Val di Cappone, all’inizio di un sentiero botanico ripristinato anni addietro da Legambiente dove si possono ammirare molte delle principali specie vegetali della macchia mediterranea, oltre a bellissime e superprotette orchidee spontanee. Da marciana parte la prima vera sgambata del nostro percorso. Si sale fino Poggio, 330 metri sul livello del mare (4 Km). Nella salita s’incontra anche una piccola fonte da dove sgorga l’”acqua di Poggio” che ancora oggi gli elbani vengono a prendere e che fino a non molto tempo fa, era venduta a poche lire dagli acquaioli. Da Poggio raggiungiamo poi Marciana (3 Km), alle pendici del monte Capanne 1018 m.. Qui possiamo ammirare la bella fortezza pisana e dal piazzale delle scuole medie, godere di uno splendido panorama fra “terra e mare”. Dal centro del paese parte una scalinata in pietra che porta al romitorio della Madonna del Monte, luogo deputato agli incontri tra Napoleone e Maria Walewska, nei dieci mesi che l’Imperatore soggiornò nell’isola, e alcuni sentieri escursionistici (CAI) che permettono di scoprire il massiccio del monte Capanne, una delle zone più suggestive del Parco. Dopo la sgambata in salita, un’emozionante discesa ci fa scivolare velocemente lungo la strada provinciale che man mano diventa litoranea, con vista su una costa frastagliata e a strapiombo sul mare con numerosi affacci su panorami da favola. Dopo aver raggiunto l’abitato di Zanca, 148 m., (6 Km) si procede fino a Patresi (2 Km), dove il tramonto sul mare, che qui chiamano “Posa di sole”, è uno spettacolo da non perdere. Si procede per le località Mortaio, Patresi Colle d’Orano 140 m., sospesi fra mare e monti sulla litoranea. Si scende fino a Chiessi e quindi a Pomonte, paesi dove fioriscono i “gerani più rossi e si fa un vino forte e secco”. Poco dopo possiamo ammirare le splendide insenature di Fetovaia (4 Km) e Seccheto (2 Km).
Dopo nemmeno un chilometro costeggiamo il golfo di Cavoli con l’unica spiaggia bianca dell’isola e, curiosità non da poco, nel retrospiaggia, vi cresce l’unico esemplare spontaneo sull’isola di “Maclura pomifera”, magnifica pianta del Texas dai curiosi frutti. La strada poi abbandona la costa per tagliare il promontorio di Capo Poro, vera e propria terra del vino, altra delizia dell’isola, che chiude a ovest il golfo di Marina di Campo (5 Km). Lasciato il “paese più mondano” dell’Elba e la sua bellissima spiaggia, passiamo da San Mamiliano (1 Km), da dove il nostro percorso inizia a salire per attraversare il monte Tambone che scavalchiamo a quota 261 m. (4 Km), dove si gode di un panorama mozzafiato sui golfi di Lacuna e Stella e il monte Calamita. Una bella discesa ci porta poi fino a Lacona (4 Km) che vanta, in una parte del suo arenile, una preziosa fascia dunale dove rinasce e fiorisce ogni anno quella vegetazione che ha il suo massimo splendore nel “Pancratium Maritimum”, il candido giglio della sabbia. Dopo Lacona costeggiamo una parte del golfo Stella per poi addentrarci nell’interno fino a incontrare la provinciale che unisce Portoferraio a Capoliveri e Porto Azzurro, quindi imboccarla sulla destra fino all’abitato di Capoliveri. 167 m. (11 Km). Una splendida piazzetta immersa in un borgo medievale e una spiccata iniziativa locale ne fanno uno dei centri estivi più ricercati e, d’estate, la capitale del jazz. Nei dintorni splendide insenature e ovviamente il monte Calamita, 413 m. con le sue miniere e la scogliera di Punta dei Ripalta, dove in primavera nidificano migliaia di gabbiani.
Capoliveri – Rio Marina – Portoferraio (57 chilometri)
Da Capoliveri si torna indietro per 3.5 Km e poi si prende a destra, costeggiando la baia di Mola fino a Porto Azzurro (1.5 Km). Il paese è dominato dalla Fortezza di San Giacomo di Longone, ora penitenziario. Da porto Azzurro, già Porto Longone, si procede verso Nord nella valle del Fosso di Riale e poi, risalendo nel bacino del rio di Ortano si arriva fin sotto al paese di Rio nell’Elba da dove, svoltando a destra si scende fino a Rio Marina (3 Km). E’ questa la parte dell’isola che più mostra i segni dell’escavazione secolare dei minerali. Paese caratteristico incastonato in un piccola insenatura incorniciata dalla roccia delle miniere e sovrastata da una torre Cinquecentesca costruita da Jacopo V Appiani. In paese si può visitare la chiesa di San Rocco, il museo dei minerali Elbani presso il palazzo comunale e il Museo Mineralogico “Alfeo Ricci”, che illustrano la ricca varietà dei minerali dell’isola. Da Rio Marina si procede poi per la strada provinciale attraverso una serie di tornanti che si snodano fra l’azzurro del mare e i colori delle rocce ferrose, fino ad arrivare a Cavo (7 Km), piccolo porto con una spiaggia molto bella. Da qui si torna indietro, si attraversa nuovamente Rio Marina e si procede in salita fino a Rio nell’Elba, 178 m. (10 Km). Qui suggeriamo di sostare nel punto dove la strada scorre sotto il paese per visitare gli antichi lavatoi e da lì risalire a piedi verso il paese per andare alla scoperta dei “canali”, bocche di bronzo dalle quali sgorga l’acqua che ha segnato anche nel nome l’antico e suggestivo paese. Nei pressi di Rio, lungo la strada per Nisporto s’incontra l’affascinante eremo di S. Caterina, caro alla devozione degli abitanti del versante del ferro, che a questa santa egiziana offrivano ex voto per scampati pericoli di mare e di miniera. Da Rio nell’Elba si scende fino all’incrocio con le strade che vanno verso Rio Marina, Porto Azzurro e sulla destra con quella che imbocchiamo per scavalcare il Volterraio, m. 409 (6 Km), dominato da una superba rocca pisana. Dopo aver goduto appieno del panorama che si staglia a 360 gradi si scende fino al bivio dell’Ottone (4 Km), che merita una deviazione di poche centinaia di metri fino al Camping Rosselba, per ammirare un intero giardino di palme in cui convivono esemplari di tutto il mondo con la “Camerops humilis”, la palma nana di S. Antioco, unica originaria dell’Europa. Sempre sulla strada provinciale, appena prima di una breve ma ripida discesa, in uno slargo sulla destra, s’intravedono le mura che delimitano la grande villa romana delle Grotte (5Km). La parte scavata e riportata alla luce è cento metri più avanti e guarda la città di Portoferraio offrendo un bellissimo panorama. Da qui raggiungiamo il bivio per Carpani (4 Km) e quindi Portoferraio (3 Km).
Un po’ di cucina elbana
Cacciucco
E’ forse la ricetta più albana che c’è. Un vero e proprio piatto unico tant’é gustoso e ricco. Fatto un soffritto di cipolle, pomodori e zenzero si aggiungono in pentola diverse qualità di pesce, cominciando da quello più “duro”, che necessita di un tempo di cottura più lungo, fino a crostacei e frutti di mare. Si cuoce a fuoco lento e aggiungendo molta acqua. Si serve in un piatto foderato con fette di pane abbrustolito e agliato.
Polpo Lesso
Il polpo va prima scottato almeno tre volte in acqua bollente non salata e poi fatto bollire con sale e peperoncino.
Gurguglione
Si fanno rosolare in poco olio d’oliva, a fuoco vivo, pomodori, melanzane, peperoni, cipolla, zucchine, prezzemolo e basilico. Dopo si aggiungono pomodori freschi tagliati a pezzetti e si continua la cottura finché le verdure non sono cotte sufficientemente.
Riso al nero di seppia
Si puliscono le seppie mettendo da una parte le vesciche con il “nero” e si fa un trito con i tentacoli. In un tegame versiamo un bicchiere d’olio d’oliva e facciamo appassire un po’ di cipolla, aggiungiamo le seppie e il trito dei tentacoli. Cuociamo per qualche minuto e versiamo un bicchiere di vino rosso, si lascia evaporare e poi aggiungiamo pomodoro a pezzetti, prezzemolo, aglio, sale e peperoncino. Quando le seppie sono cotte mescoliamo con il nero e il riso.
Stoccafisso alla riese
In un recipiente, meglio se di terracotta, facciamo soffriggere in olio d’oliva un trito di cipolla, zenzero, basilico, prezzemolo, sale, pepe, capperi, olive e pinoli. Si aggiungono pomodori freschi a pezzetti e cuociamo a fuoco moderato. Alla fine aggiungiamo lo stoccafisso. Per completare la cottura andrà aggiunta man mano dell’acqua. Si serve spolverato di parmigiano grattugiato.

Nota: un grazie davvero di cuore a Giovanna Neri, amante e profonda conoscitrice dell'isola.

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