7 marzo 2013

Contro la crisi, rilanciare gli investimenti


Per il segretario della Cgil toscana Alessio Gramolati il primo obiettivo anticrisi è il lavoro. Negli ultimi 4 anni sono stati stipulati oltre 50mila accordi “difensivi” molti dei quali estendendo la Cassa Integrazione a imprese dove non era prevista. Eccellenze come la siderurgia, Finmeccanica, KME o Ginori non sono il “vecchio” da abbandonare ma realtà da rilanciare innovando.

*di Paolo Maggi
“Piaccia o no, l’obiettivo primario per uscire dalla crisi è creare lavoro” non ha dubbi il segretario generale della Cgil Toscana su quale sia il primo punto al centro dell’agenda, non solo del prossimo governo. Anche i numeri parlano chiaro: il  tasso di disoccupazione nel nostro Paese, secondo i più recenti dati Istat si è impennato intorno all’11 per cento per un totale di 2milioni 875mila  disoccupati con un dato giovanile che si attesta oltre il 36 per cento. In volata anche la cassa integrazione che negli ultimi 12 mesi, fa sapere l’Inps, è aumentata in Italia mediamente del 61,6 per cento (+65,1 industria, +57,46 edilizia, +81,2% commercio). Il Paese soffre una crisi senza precedenti. Le famiglie soffrono, le aziende soffrono. I bilanci piangono.
Ma c’è una specificità Toscana? Cosa è stato fatto e cosa intende fare la Cgil per affrontare l’emergenza?
 “Le ricadute sul lavoro e sui redditi delle persone e delle famiglie dell’attuale crisi rischiano di essere molto pesanti anche in Toscana – risponde il segretario generale della Cgil toscana Alessio Gramolati -. Senza un radicale cambiamento gli attuali dati sul mercato del lavoro (ricordiamo che i cassa integrati sono considerati occupati) nascondono situazioni di potenziale disoccupazione che esploderanno nei prossimi mesi”.
“Secondo le stime dell’IRPET – continua Gramolati – alla fine del 2013 si verrebbe a determinare  una caduta della domanda di lavoro di oltre 85 mila unità rispetto al 2008. Naturalmente il modo in cui tutto ciò si trasformerà in effettiva disoccupazione dipende da molti fattori: il maggiore o minore ricorso al part-time o alle diverse forme di lavoro temporaneo; la prosecuzione della CIG; del resto proprio per i suddetti fattori, tra il 2008 ed il 2012, al calo della domanda di lavoro corrispondente a circa 78 mila unità di lavoro a tempo pieno, il calo dell’occupazione ha riguardato 17 mila persone.  Inoltre su tutto grava l’incognita dell’andamento della produttività del lavoro che durante la crisi ha mostrato segni di flessione. È evidente che nei prossimi anni quanto più alto sarà il recupero della produttività tanto minori saranno gli effetti sull’occupazione. Credo che nella consapevolezza dei problemi che questi numeri comunque suscitano, soprattutto per le persone coinvolte, non possiamo nascondere che il modello di coesione della Toscana ha saputo reagire meglio che altrove, ed insieme dobbiamo sapere che quel modello ha tenuto anche grazie all’azione contrattuale. Più di ogni altra affermazione valgono i numeri. In 4 anni sono stati stipulati oltre 50.000 accordi difensivi. Molti estendendo la Cassa Integrazione a imprese dimensionalmente e merceologicamente escluse. Altri accordi  contrattando processi di ristrutturazione complessi che in centinaia di casi hanno consentito di salvaguardare siti produttivi e patrimonio professionale con strumenti diversificati e complessi come i contratti di solidarietà o le intese d’anticipo sul credito bancario. Nonostante ciò i posti perduti, quelli che si perderanno e la crescente domanda di lavoro inevasa tra i giovani e le giovani toscane ci dicono  che la sola dimensione difensiva non è più sufficiente anche perché la ripresa che si prevede ci sarà nel 2014 potrebbe non generare recupero occupazionale se non sarà affiancata dai necessari sforzi di razionalizzazione del sistema economico, facendo del problema occupazionale il problema principale del paese”.
“In questa difficile situazione - conclude Gramolati - diviene assolutamente indispensabile rilanciare gli investimenti i quali presentano il doppio vantaggio di produrre effetti nel lungo periodo in quanto contribuiscono all’innalzamento della competitività e nel breve periodo in quanto rappresentano comunque domanda interna. Questa è la sfida che abbiamo davanti: creare lavoro. Questa sfida non si vince senza un’azione di governo. Serve cioè un governo della crisi. Con ciò occorre sapere che la crisi mondiale non lascerà nulla come prima, servono per questo radicali scelte sul governo dell’economia mondiale, sull’unità europea, sul concetto stesso di sviluppo. Economia verde, prodotti blu, decent work, qualificazione dell’intervento pubblico rappresentano passi convincenti per battere la recessione. Senza con ciò abbandonare quel che di buono abbiamo realizzato. Eccellenze come la siderurgia, Finmeccanica, la KME e la Ginori sono il frutto di quell’intreccio sapiente fra cultura e tecnologia, tra innovazione e legame col territorio. Non sono il “vecchio” da abbandonare ma realtà da rilanciare innovando”.

*pubblicato su "Coopinforma" n. 106, marzo 2013

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