5 marzo 2013

Richard Ginori: cercasi imprenditore che faccia l'industriale


* di Paolo Maggi

“Auspichiamo un imprenditore che faccia l’industriale. Non l’ennesima speculazione sulla pelle dei lavoratori e di un territorio come quello di Sesto Fiorentino”: un auspicio ma soprattutto un atto d’accusa che ormai da troppo tempo Bernardo Marasco, segretario della Filctem-Cgil (Federazione Italiana Lavoratori Chimica Energie Manifatture Tessili) e con lui i lavoratori e tutto il sindacato rivolgono alla proprietà della Richard Ginori. “Da almeno vent’anni  - dice il sindacalista – l’azienda è gestita da finanzieri che non hanno mai investito nella manifattura. Un periodo lunghissimo in cui si è determinato un divaricamento sempre più forte fra valore del Marchio e valore della manifattura”. Dopo quasi tre secoli di prestigiosa esistenza, la manifattura è precipitata in una crisi terribile. A rischio insieme a un patrimonio inestimabile nella e per la lavorazione della porcellana, l’occupazione di oltre trecento lavoratori, donne e uomini che hanno intrecciato la loro esistenza con la terra, il fuoco, l’acqua e tutte quelle alchimie che hanno reso famosa nel mondo la porcellana di Doccia. Dici Richard Ginori e il pensiero va subito a quelle immagini bianche, traslucide, quasi eteree dei serviti per la tavola, sempre attuali, adatti anche alle occasioni speciali.
Dopo che il 7 gennaio scorso il Tribunale di Firenze ha dichiarato fallita la Richard Ginori, il cui passivo ha raggiunto gli 80 milioni di euro a fronte di un attivo di 50, la Procura  ha aperto un’inchiesta nei confronto dell’ex presidente dell’azienda Roberto Villa. Al centro delle indagini la scissione in due società, la Ginori 1735 e la Ginori Real Estate. In sostanza il Pubblico ministero intenderebbe stabilire se questa operazione ha di fatto depauperato l'azienda.
 “L’azienda – insiste Bernardo Marasco - avrebbe dovuto innovare proposte e strategie di mercato ma non l’ha fatto. Alla Richard Ginori non mancano certo le opportunità anche e in particolare nei mercati esteri. E’ un marchio prestigioso, conosciuto e riconosciuto che potrebbe tranquillamente espandersi in nuovi mercati. In questi giorni  mi hanno cercato anche dal Giappone e ai primi di febbraio l’Herald Tribune ha addirittura messo la Richard Ginori in prima pagina”.
Nel 2011 anche Unicoop Firenze nel promuovere le eccellenze della nostra regione scelse la Richard Ginori e  mise in cantiere l’iniziativa “La Toscana in tavola”. In palio con i bollini della spesa le stoviglie del servito Antico Doccia, un classico con un “profilo semplice ed elegante, ispirato all’argenteria tardo barocca fiorentina”. La produzione ebbe uno scatto d’orgoglio. Torni e forni ripresero a girare, ma la crisi non s’è arrestata.
Ora lo sguardo è rivolto al bando per la vendita dell’azienda. Le offerte dovranno pervenire entro il 18 marzo prossimo. Prevede un unico lotto che comprende marchio, impianti e macchinari, rimanenze di magazzino e partecipazioni societarie per un importo d’asta di 14,2 milioni di “All’apertura delle buste – dice Bernardo Marasco – che avverrà il 19 marzo prossimo,  ci aspettiamo un imprenditore che faccia l’industriale con proposte credibili e in particolare, oltre alla vendita unitaria di marchio e produzione prevista dal bando, la permanenza sul territorio, un piano industriale a lungo periodo e la tutela dei livelli occupazionali”. “La Ginori deve vivere, l’abbiamo detto – conclude il sindacalista -, urlato in decine di manifestazioni e con noi migliaia di persone, I sindaci di Sesto, Firenze e degli altri comuni dell’area, Provincia e Regione, come nella fiaccolata del 17 gennaio a Sesto Fiorentino e il 20 febbraio scorso nel presidio congiunto con i lavoratori della Seves in Piazza San Giovanni davanti al Battistero a Firenze al quale hanno partecipato, fra gli altri il sindaco di Sesto Gianni Gianassi, il presidente della Provincia Barducci con l'assessora al lavoro Simoni, l'assessore al lavoro del Comune di Firenze Saccardi, l'assessore al lavoro della Regione Toscana Simoncini”. Dalla vendita rimane escluso il Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia per il quale si prevede il passaggio allo Stato in compensazione di circa 20 milioni di euro di debiti fiscali.

* articolo pubblicato sul numero 106 di Coopinforma (marzo 2013) 


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